Nodi marinari essenziali
Impara le basi della navigazione a vela

La casa della batteria Snc di Formica Antonio & C.

Chiunque si avvicini alla vela per la prima volta, prima ancora di issare la randa o di prendere in mano il timone, si trova davanti un universo di corde, cime, drizze e nodi. Ed è proprio da qui che si comincia: imparare i nodi marinari è come imparare l’alfabeto di chi va per mare.

Ma niente panico: non serve diventare un lupo di mare per sapere quali sono i nodi davvero utili. In questo articolo ti presentiamo i nodi essenziali per navigare a vela, spiegandoti a cosa servono e perché ti conviene impararli fin da subito.

Perché i nodi sono così importanti?


A bordo di una barca a vela, ogni cima ha una funzione precisa: regolare le vele, ormeggiare, fissare oggetti o mettere in sicurezza l’attrezzatura. I nodi sono il mezzo che ti permette di fare tutto questo in modo sicuro, veloce e, cosa non da poco, reversibile. Un buon nodo tiene quando serve, ma si scioglie facilmente quando lo vuoi. Un nodo sbagliato, invece, può allentarsi o stringersi troppo, causando problemi anche seri.

1. Nodo parlato: l’amico dell’ormeggio


Partiamo da uno dei più usati e versatili: il nodo parlato. Si usa per legare una cima a un palo o a un anello, ed è perfetto per gli ormeggi rapidi.
Per farlo avvolgi la cima attorno al palo: prendi la cima e passa l’estremità libera una prima volta attorno al palo, portandola da sinistra verso destra, o viceversa, non è importante; avrai così formato una specie di giro completo. Adesso fai un secondo giro attorno al palo, ma questa volta passa sopra la parte di cima che arriva dal primo giro.

In pratica, stai incrociando le due spire. Fin qui hai fatto due giri attorno al palo: il primo normale, il secondo incrociando sopra la cima che arriva dalla barca. Ora prendi l’estremità libera della cima e infila la punta sotto il secondo giro che hai appena fatto – quello che hai incrociato sopra – e tirala bene. In questo modo blocchi tutto.

2. Nodo a otto: il nodo che ti salva la cima


Il nodo a otto è un nodo semplice ma molto utile per evitare che l’estremità di una cima scivoli via da una puleggia, da un passacavo o da un bozzello. In pratica, fa da fermo.

Come si fa? Pensa di disegnare un “8” con la corda: prendi l’estremità della cima – la parte libera; fai un anello, portando l’estremità sopra la cima fissa; passa l’estremità dietro alla cima fissa; infila l’estremità dentro l’anello da sotto, tira entrambe le estremità.

3. Gassa d’amante: il re dei nodi


Se si dovesse imparare un solo nodo, questo dovrebbe essere la gassa d’amante. È il nodo per eccellenza: forma un anello fisso che non si stringe mai, anche sotto sforzo. Si usa per legare una cima a un punto fisso, per fare un’imbracatura di emergenza, per trainare e mille altre evenienze.
C’è un trucco per ricordare come si fa: la famosa storiella del “coniglio che esce dalla tana, fa il giro dell’albero e rientra nella tana”. È un modo semplice per memorizzare il passaggio della cima.

In pratica: forma un piccolo anello con la cima, lasciando una parte libera per lavorare. L’anello va fatto con la parte lunga della cima sotto, e la parte corta sopra – quella con cui farai il nodo. Prendi l’estremità libera, cioè la parte corta, e passala dentro l’anello da sotto, girala dietro la parte lunga della cima, poi ripassala dentro l’anello, sempre da sopra. Tira entrambe le estremità, quella lunga e quella corta, per chiudere il nodo.

4. Nodo di bitta: ormeggiare con stile


Quando si ormeggia su una bitta, questo è il nodo giusto. Non è un vero e proprio nodo “classico”, ma una sequenza di giri a otto e un mezzo collo finale. Tiene bene e si scioglie con un colpo secco. In più, fa sempre scena a bordo: ormeggiare con un nodo di bitta ben fatto dà un tocco di esperienza che non passa inosservato.

Come si fa? Passa la cima sotto uno dei bracci della bitta, poi falla girare intorno alla base, in modo che si blocchi. Dopo, inizia a passare la cima a 8 sopra i due bracci della bitta – sopra un braccio, incrocia al centro, sopra l’altro braccio. Fai questo movimento almeno una volta, due se la cima è sottile. A questo punto, prendi l’estremità della cima e forma un piccolo cappio; appoggialo poi sopra uno dei due bracci della bitta e infila l’estremità della cima sotto il cappio stesso, in modo che si incastri con un mezzo nodo sopra il braccio della bitta – questo si chiama mezzo collo e serve a bloccare il nodo, così che non si sciolga da solo.

📌Un consiglio da velista

Non serve imparare tutti i nodi del mondo. Anche chi naviga da anni ne usa quattro o cinque al massimo, ma li sa fare al buio, con le mani bagnate, mentre la barca rolla. Il segreto sta tutto nella pratica: prendi una cima, o anche una qualsiasi corda, e esercitati. Falli, disfali, ripetili fino a quando le mani li faranno da sole.





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