L'agrivoltaico è una tecnologia che combina la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con la coltivazione di piante.
Praticamente, consiste nell’installare dei pannelli fotovoltaici posti su strutture sopraelevate che permettono la crescita delle piante al di sotto. In questo modo si riesce a sfruttare al meglio lo spazio e le risorse disponibili, senza intaccare gli spazi dedicati all’agricoltura e ottenendo energia elettrica pulita, in maniera completamente sostenibile.
Anzi, possiamo proprio dire che questo sistema di produzione di energia elettrica offre grandi vantaggi per l'agricoltura, sia dal punto di vista economico che ambientale.
I più interessanti sono sicuramente:
• la riduzione dei costi energetici: l'energia prodotta dai pannelli può essere utilizzata direttamente in azienda o venduta alla rete, generando un risparmio o un guadagno
• il miglioramento delle condizioni delle colture: i pannelli offrono una protezione dal sole eccessivo, dalla grandine e dal vento, creando un microclima più favorevole per le piante; inoltre, riducono l'evaporazione dell'acqua e la necessità di irrigazione
• la preservazione della biodiversità: l'agrivoltaico consente di mantenere la funzione agricola del terreno, evitando la cementificazione e la perdita di habitat. Inoltre, favorisce la presenza di insetti impollinatori e di altri animali utili
• il supporto alla transizione energetica: l'agrivoltaico è una soluzione innovativa e sostenibile per aumentare la quota di energia rinnovabile nel mix energetico nazionale, riducendo le emissioni di gas serra e la dipendenza dai combustibili fossili.
In definitiva, l'agrivoltaico è decisamente una tecnologia che offre molte opportunità per lo sviluppo dell'agricoltura italiana ed è in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
In Italia
In Puglia si trova il primo impianto agrivoltaico del nostro Paese, che è anche tra i primi in Europa.
L’azienda che ha deciso di investire in questo settore è stata lungimirante: la costruzione di queste strutture per la produzione di energia elettrica integrate con l’agricoltura risale al 2011. Si tratta di un impianto da 1 MV, il cui successo è testimoniato dai successi dell’azienda agricola stessa, che, consapevole delle enormi potenzialità dell’agrivoltaico, sta progettando la realizzazione di un nuovo impianto da ben 8 MV.
Per tutti coloro che fossero interessati a mettersi in gioco, sono state pubblicate recentemente le “Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici”, ovvero un documento che illustra le caratteristiche e i requisiti degli impianti agrivoltaici e che chiarisce come è possibile ottimizzare un sistema così complesso costituito da due elementi apparentemente in competizione: la massima captazione solare da parte del fotovoltaico può generare condizioni meno favorevoli per l’agricoltura e viceversa.
Ma gli studi svolti nel corso degli anni e la pratica hanno dimostrato che è possibile trovare un equilibrio fra le due cose. Anzi: già sappiamo che ci sono colture adatte e non adatte all’agrivoltaico.
Fra le adatte, per le quali l’ombreggiatura delle strutture fotovoltaiche ha effetti positivi sulle rese quantitative troviamo le patate, il luppolo, gli spinaci, l’insalata e le fave. Fra le non adatte, invece, troviamo quelle piante che richiedono tanta luce, per cui le coperture create dalle strutture fotovoltaiche determinano una forte riduzione della resa e sono gli alberi da frutto, il farro, il frumento, il girasole e il mais.
Ce ne sono altre, poi, che non trovano giovamento dall’ombreggiatura, ma neanche ne subiscono i danni, per cui considerabili compatibili; citiamo l’avena, le carote, la colza, i finocchi, l’orzo, i piselli, il porro, i ravanelli, il sedano e la segale.